MALTEMPO: FRANA ATRANI, MONITORAGGIO CONTINUO SU AREA

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  1. reartù1919
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    (AGI) - Salerno, 10 set. - "Atrani ha una conformazione particolare, sembra un collo di bottiglia. A monte si e' verificato un rigonfiamento del torrente Dragoni che a valle non e' stato contenuto dal corso e ha invaso in paese". Lo spiega il segretario dell'Autorita' di Bacino Destra Sele Stefano Sorvino che e' da questa mattina nel comne amalfitano per una ricognizione sul territorio devastato dall'esondazione insieme all'assessore regionale alla Protezione civile Edoardo Cosenza. "Quello della costiera amalfitana - spiega - e' un territorio ad alto rischio idrogeologico, gia' classificato come zona rossa. Il disastro e' dovuto anche alle caratteristiche geomorfologiche ben note". Ad Atrani, mentre si lavora per ripristinare la viabilita' e sgomberare dal fango i locali terranei, la Protezione civile, insieme con il Genio civile, la Comunita' montana e l'Autorita' di Bacino ha attivato un sistema di monitoraggio continuo. "Al momento si escludono - spiega Sorvino - altre preoccupazioni rilevanti, anche perche' e' attiva la ricognizione straordinaria". Gia' ripristinata l'erogazione dell'energia elettrica, interrotta dal maltempo della notte scorsa. Alle 18 nel comune di amalfi si terra' un consiglio comunale straordinario allargato alla partecipazione di tutti i comuni della costiera. Molte abitazioni sono state evacuate, soprattutto nel centro e nei pressi della piazz, dove ancora si scava per cercare Francesca Mansi, la 25enne di Minori scomparsa da ieri sera. Nel primo pomeriggio in Provincia a Salerno si e' tenuta una riunione tecnica con rappresentanti della protezione civile, degli enti territoriali, con il presidente della Regione Stefano Caldoro e l'assessore Cosenza e il direttore generale del ministero dell'Ambiente Marco Lupo, che ha promesso il suo impegno per sbloccare l'accordo di programma siglato nel 2009, dopo la frana di Messina, nel quale e' previsto l'utilizzo di 1 miliardo di euro nel risanamento idrogeologico. "Nell'ambito di quella cifra - dice ancora Sorvino - e' previsto un riparto per la Campania e la Costiera amalfitana avra' la priorita' assoluta". Alla riunione il sindaco di Atrani Nicola Carrano ha rilevato che i danni sono stati ingentissimi. "E' un disastro senza precedenti - dice, propenso a chiedere lo stato di mergenza - e non c'e' dubbio che tutto questo e' stato provocato dall'incredibile intensita' della pioggia". "Al momento - spiega Cosenza in una nota - i danni maggiori si sono rilevati a valle del comune. A causa delle forti piogge, e della successiva colata di fango, si e' sollevata la soletta di cemento armato di copertura del canale. Sono gia' al lavoro i tecnici del Genio civile". Cosenza e' in contatto con il vice capo della Protezione civile Bernardo De Bernardis e con il capo della Sala operativa Titti Postiglione.

     
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    di Rino Mele cronache


    Sembra abitata da api divine, Atrani, tanto è fitta di piccole case tra loro legate, celle, scale, archi, una struttura che annulla le differenze e fa di un popolo una straordinaria comunità, compatta come un suono. Dalla strada che porta ad Amalfi si può vedere la bella chiesa di San Salvatore de’ Birecto con l’ampia scalea maestosa: poi Atrani s’inerpica, sale, è una pioggia verticale, il bianco che scompare cupo, ad ogni curva di scale, nella parete che sopravanza. In alto, la chiesa di San Michele, poi la valle del Dragone: è il piccolo fiume che scorre da Scala ad Atrani, dove è stato in parte chiuso malamente sotto la superficie di una strada e quel carcere sopporta con angustia: a volte le sue acque torrentizie si ribellano come criniere di cavalli impauriti, si riversano fuori ad inondare le case. Apertesi un varco nella parte alta del paese, quelle acque tumultuose, giovedì pomeriggio, sono precipitate lungo le strette strade di Atrani annegando il respiro a chi si è trovato in quell’angoscia (in alcuni punti erano alte un metro e mezzo). La tragedia del Dragone ripete l’orrore dell’alluvione del 1954, quella in cui altri torrenti ferirono a morte Salerno e sconvolsero la Costiera e per sempre un paese vicino, Maiori. Poi, ancora una volta, negli anni Ottanta. Nel diluvio di giovedì, vittima è stata una giovane donna, Francesca Mansi (abbiamo tutti visto, nei vari telegiornali, il padre Raffaele aggirarsi nella piazza devastata -ingombra di melma e relitti- e aveva negli occhi la più disperata delle speranze. Siamo colpevoli (non testimoni, ma complici). Trattiamo la terra su cui abitiamo come non fosse un organismo vivo e non ne fossimo figli, cementifichiamo un fiume come se il fiume non avesse vita, creiamo inaudite strutture (per la Costiera, il monumentale auditorium di Ravello) soffocando la lieve tenera bellezza di un luogo senza chiederci se quello spazio ne sarà angustiato, forse soffocato. Disboschiamo preziosi boschi senza sentire la responsabilità della sofferenza e dello squilibrio che ne deriva a quella terra in pena, agli animali e a noi stessi: cospargeremmo di calce anche l’anima -delle cose e la nostra- se sapessimo farlo. La Costiera non serve soltanto all’economia e al turismo, è un grande bene in sé, per la sua inaudita bellezza: se vogliamo salvarla, questo pensiero semplice va ripetuto e compreso. Scala, Amalfi, Ravello e Atrani sono i quattro angoli di una costellazione, un fazzoletto d’aria, un quadrato che rispecchia antichi rapporti di forza e dipendenza reciproca e su cui il mare ha scritto la sua storia. Legato alla pietra e all’acqua, l’irripetibile stupore della Costiera non sopporta violenze, troppo fragile nella sua estrema bellezza.

     
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1 replies since 11/9/2010, 07:47   102 views
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